Maleo, domenica 14 novembre 2021
Novembre. Grigio. Nebbia, pioggia, nebbia e pioggia. L’autostrada è dritta e ci sono poche macchine. Sono in viaggio da circa mezz’ora in A21, direzione Piacenza, dove uscirò per prendere la strada in direzione Maleo. Pianura Padana, terre coltivate, capannoni giganteschi, il Grande Fiume lento e silenzioso.
Maleo è come la ricordavo, ci sono già stato nel 2018 sempre per questa gara. Parcheggio, cerco informazioni per il ritiro del numero. Scopro che devo andare nella “zona sportiva”. Non avevo capito questo dal briefing pre-gara, forse ho letto male io. Cerco con Google Maps e scopro che la zona si trova a circa 800m dalla zona cambio. Controllo Green Pass e temperatura, bene perché è giusto che tutte le norme siano rispettate. Ritiro il numero. All’interno oltre al chip e al pettorale il solito scaldacollo del Piacenza Triathlon. Vabbé.
Preparo la bici, decido come vestirmi. C’è una leggera pioggerellina, diciamo che la giornata poteva mettersi molto peggio. Travaso in una borsa più piccola il necessario per il cambio post-gara, faccio tutto abbastanza velocemente perché non sono poi così in anticipo.
Zona cambio. E’ all’interno del castello di Maleo. Metto la bici, scambio due parole con Marco, un compagno del Propatria, gli chiedo della gara che ho “evitato”, ovvero il Campionato Italiano di triathlon cross a Sestri Levante. Anche da parte sua una conferma: gara difficilissima! Ok. Prima di lasciare la borsa metto l’olio di canfora sulle gambe. Il profumo è particolare e mi ricorda moltissimo le gare che facevo in vici quando ero molto più giovane (12-17 anni…).
Riscaldamento pre-gara, sono abbastanza tranquillo. Spunta. Sono sulla linea, cioè qualche linea indrietro visto che siamo messi per numero (quasi tutti, c’è sempre chi fa il furbo, tra l’altro ho memorizzato il numero per vedere se erano proprio “fenomeni”… ovviamente no, sono arrivati qualche posizione prima di me, ma sempre nella pacia dell’ignorantottesima posizione). Via. Fiato corto, subito. Tutti a oltre il limite, ma questo lo sapevo e me l’aspettavo pure. Mi trattengo, so che non devo esagerare, l’obiettivo è fare una gara in crescita, so benissimo di non avere l’allenamento per tenere certi ritmi. Primo km. 4:12. Fin troppo veloce. Sono in mezzo ai campi. C’è fango, evito le pozzanghere più grandi, quelle piccole le prendo in pieno. I piedi però sono ancora fortunatamente asciutti, merito anche delle calze comprate su Amazon che mi hanno salvato da freddo e bagnato in più di qualche occasione in allenamento. Secondo km: 4:07 ok sono ben sopra soglia e infatti sento già di essere al limite. Terzo km, devo prendere la bici.
Avevo già deciso la strategia: meglio proteggersi! Mi infilo la mantellina. Mi sento goffo, vengo superato da molti atleti che avevo lasciato dietro in corsa. Finalmente salgo sulla MTB, piccola discesa che faccio abbastanza deciso, so che poi c’è la pianura. E il fango. Tanto. Tantissimo. E’ un divertimento unico, prendo le pozzanghere in pieno, sono di colore marrone dalla testa ai piedi dopo appena 500m. Ok, penso, più di così non posso infangarmi, quindi tanto vale non pensarci più. Il percorso mi ricorda molto le strade vicino all’argine del Po’. E’ pianura ma non è così banale, spingere è difficoltoso e in quel terreno così scivoloso e ci vuole anche un bel senso dell’equilibrio. Faccio qualche km con Marco poi non lo vedo più dietro di me. Ho preso una scia di uno che va molto forte. Sto facendo una fatica estrema, sento i battiti salire ma non vedo l’orologio perché tutto pieno di fango. Per fortuna il percorso è bello, nel senso che ci sono argini, sentieri, ma non c’è campo aperto o terra arata per cui a parte in qualche punto si sta in piedi. Sono 15km in bici, su giro unico, e non sembrano finire mai. Sono nel parco dell’Adda ed a un certo punto alzo la testa in cerca del campanile o del castello, lo vedrò in lontananza così capisco quanto manca… in effetti vedo quello ci mi sembra essere una cittadina ma non è vicinissima. Stringo i denti, la mancanza di allenamento si fa sentire tutta, sento che sono al limite. L’ultimo km lo riconosco perché ricalca quello fatto nel 2018. So che mi aspetta la scalinata da fare. Ci arrivo, tento di stare in sella anche se è parecchio bagnata e scivolosa. Passo due o tre altri atleti che stanno spingendo la loro MTB e mi sento un po’ figo nell’essere riuscito a salire in sella. Con il sorriso scendo dalla bici, sono di nuovo dentro il castello di Maleo, in zona cambio.
Mi tolgo la mantellina al volo. Ci sono solo 1,5km da fare di corsa ma so che saranno metri lunghissimi. Il percorso è uguale a quello del 2018 per cui so che la sorpresa arriva proprio negli ultimi 500m, con quella leggera salita che taglia le gambe. Il primo km il Garmin segna 4:25, meglio di quanto sperassi e infatti recupero un po’ di altri partecipanti. Poi gli ultimi 500m sono un calvario… non vedo il traguardo, mi sembra che siano passati 5km. Stringo i denti e arrivo sorridente e pieno di fango per la foto di rito.
Un ora e 4 minuti. Pensavo di metterci molto ma molto di più. Sono a metà classifica e anche questa è una sorpresa. Sì perché non sono andato poi così male rispetto all’allenamento. Torno verso la macchina, risciacquo la bici tutta infangata e mi metto al voltante. Video chiamata per un sorrisone del piccolo, tra poco arrivo così abbracci papà tutto sporco :-).
Niente foto, tranne le due che ho fatto io alla bici prima e dopo. Peccato perché alcuni scatti sarebbero stati molto belli. Anche le foto dell’organizzazione mi hanno lasciato deluso… ahhh fotografo quanto mi manchi! (vabbé hai impegni più importanti adesso!).
La mia gara su Garmin.
Le poche foto.



