Circuito Enzo e Dino Ferrari, sabato 26 marzo 2022.

Autostrada A21, prima di Piacenza. Sto ascoltando un Podcast, una bellissima storia che fa riflettere. l Podcast si chiama Carla. Tra l’altro Carla era di Broni e proprio poco prima ho visto l’uscita dell’autostrada. A Piacenza, con un po’ di lacrime agli occhi per l’emozione di quello sto sentendo, vado via dritto, verso Brescia. Ok sono in anticipo ma è un errore da pivelli. Esco a Caorso, accendo Google Maps che mi guida verso l’entrata di Fiorenzuola. Tutto ok, ora sono sulla strada corretta. Do un’occhiata al navigatore, la mia paura è Bologna, dove potrei trovare chi vuole andare al mare, vista la giornata bellissima e pure calda. Eccolo il mega snodo di Bologna: c’è un po’ di traffico ma nessun rallentamento. Ora non mi resta che l’uscita: Imola.Ma prima mi fermo in Autogrill per la pipì. Scappa troppo. Sarà l’emozione?

Arrivo al circuito. Ampio parcheggio. Le ragazze che stanno correndo per scaldarsi, tra poco partono. Sono in largo anticipo, nonostante l’errore, così faccio tutto con calma. Ispeziono partenza e arrivo dalle tribune, vado a trovare amici e compagni di squadra al gazebo del Cus Propatria. Qualche sorriso, pacca sulla spalla, consegna del pettorale e via di nuovo in macchina. C’è una cosa che devo fare: mangiare!

Mi preparo, provo la bici e torno al gazebo della squadra. In quel momento lo speaker annuncia che contrariamente a quanto scritto sul sito è possibile provare il circuito, aperto da subito. Non perdo l’occasione, infilo le scarpe e via. Sono troppo curioso di capire i dislivelli e le curve da affrontare nei 20km che dovrò affrontare in gara.

Finito il giro porto la bici in zona cambio, controllo tutto e comincio a prepararmi. E’ caldo e cerco di bere il più possibile. Inizio la fase di riscaldamento di corsa e tra un atleta e l’altro (siamo in tantissimi, circa 800 persone) riconosco il CT della nazionale di ciclismo Davide Cassani, che si presta ben volentieri a selfie e saluti. Penso… sicuramente nei 20km di bici farà un tempo meglio del mio!

E’ l’ora della partenza, sono in zona cambio per la spunta. E’ caldo. Siamo in tanti, per fortuna che il circuito è abbastanza largo. Un po’ di tensione prima del via la sento, non ho ancora deciso come partire. Piano veloce? Mentre penso a queste cose hanno già fischiato e mi trovo in mezzo al gruppo, con gente che, come al solito, sembra partita per fare i 100 metri. Al solito il fiato è corto ma sono tranquillo, vado del mio passo, la prima frazione è il giro del circuito al contrario. Le salite si fanno sentire ma mi sento bene, così decido che ha senso spingere finché riesco. Per l’allenamento che ho, direi sto andando bene: 4 min e 19, 3 min e 56, 4 e 10… insomma un bell’andare! Ovviamente sono al limite, c’è poco da dire.

Arrivo in zona cambio, mi accorgo di aver esagerato, sono abbastanza stremato. Prendo la bici, e via dentro il circuito. Il primo giro va veloce, la prima salita dopo la curva della Tosa è dura, arranco, vorrei spingere ma mi rendo conto che le gambe bruciano. La curva delle “Acque Minerali” è bellissima, anche in bici. Le discese sono belle ma mi rendo conto che non sono abituato alla velocità con i piccoli copertoncini da 23 della bici da corsa, piego poco e prima della Rivazza un po’ i freni li tocco, anche se secondo me c’è margine per lasciarli andare. Nel secondo giro vengo raggiunto dalle frecce dei primi, passano a destra e sinistra e sinceramente mi fanno prendere paura perché passano troppo vicino con delle urla “disumane”. Vabbé era prevedibile. Terzo giro. Eccoli. Li sento salire da lontano, cerco di spingere poco ma sono là e stanno per esplodere. Cosa? I crampi. E’ normalissimo. Direi che in una gara tirata così dovevano uscire. Prima il polpaccio sinistro, solita parte alta, poi quello destro. All’altezza della variante Gresini mollo il piccolo gruppetto dove ero e mi fermo. allungo. Riprendo a pedalare con una sola gamba. Quarto giro. I dolori sono lancinanti, continuo ad alternare la pedalata prima con la destra, staccando il pedale dalla sinistra e poi il contrario. Un calvario ma non posso farci nulla e sono determinato a finire la gara. Vado avanti così pianissimo fino alla zona cambio. Scendo dalla bici ma non mi passa. Zoppico.

Fuori dalla zona cambio sono appoggiato al muretto dei box. Questa volta non so cosa fare. Mi fa male pure camminare. Stringo i denti, allungo ancora e cammino. Pian piano, mi dico, sono 2,5 km, arriverò ultimo li farò anche strisciano. Dopo un tempo che mi sembra infinito riprendo a corricchiare lento, poi sempre di più. Ho dolore, sì, ma che pian piano si scioglie. Passa il primo km, non sono sicuro di stare bene ma ci provo. Ricomincio a correre senza fermarmi. Secondo km, 4 e 26. Non mi sembra vero. Prendo fiducia e volo fino al traguardo.

Stremato. 1 ora e 11 minuti. Con l’allenamento giusto potevano essere anche 1 ora e 5 e 4 e 3? chissà. Poco importa sarei arrivato comunque oltre la duecentesima posizione. Imprendibili tutti e non confrontabile con nessuna gara. Va così quest’anno, si corre per arrivare in fondo e per divertirsi. E qui a Imola nel circuito che avrei sempre voluto percorrere mi sono divertito (e ho sofferto). Per la cronaca Cassani ha fatto 5 minuti in meno di me in bici….

Le tre foto che ho comprato!