Triuggio, Monza e Brianza, domenica 5 marzo 2023

Ore 7. L’orologio vibra, vado in bagno a vestirmi per non disturbare il Piccolo che dorme alla mia destra. Ho tutto pronto, borsa per la gara, colazione e borracce, devo solo scaldare il toast.

Ore 8. Viale Fulvio Testi. Deserto, o quasi. Ho messo il navigatore, giusto per non sbagliare l’uscita di Seregno. Il posto dove devo andare è lo stesso dello scorso anno, la strada la ricordo bene. Non amo rifare le gare, però quest’anno non ci sono molte alternative, soprattutto in ambito Cross Triathlon.

Ore 8:40, sto cercando parcheggio. Un parcheggio strategico, che mi consenta appena finita la gara di prendere la bici, caricarla in auto e tornare a casa senza essere bloccato dalla partenza delle ragazze. Dopo un po’ di giri lo trovo, in un quartiere residenziale, dove tutti, chiaramente, stanno ancora dormendo. Scarico la bici, controllo le gomme, prendo lo zaino e vado verso la zona cambio.

E’ un campionato italiano e si vede, rispetto allo scorso anno: la zona cambio è un labirinto, non si capisce dove si deve ritirare il numero e dove si trova il deposito borse. Giro a caso, mi sento un po’ perso. Alla fine chiedo: “la segreteria è dentro la palestra”, “già peccato che io, cartelli, non ne ho visti”, vabbé poco male, entro e prendo il numero. Esco e cerco un posto tranquillo per le solite operazioni: mettere il numero sulla bici, sistemare pettorale nella fascia, mettere il cardiofrequenzimetro. Sono le 09:20 e, in ritardo rispetto al solito, porto la MTB in zona cambio. Poi devo consegnare la borsa perché alle 10 si parte. Trovo un gruppo di “colleghi” del Propatria, scambio due parole e partiamo assieme per il riscaldamento.

Ore 10. Partenza. Sono rilassato, più del solito. Conosco molto bene lo stato di forma in cui sono, è facile fare previsioni. Il tempo è limitato per allenarsi e di conseguenza non mi aspetto grandi prestazioni. Mettici poi che questa è la prima gara in M2! Eh sì gli anni passano e si vede anche da questo. Comunque la gara è partita, sto correndo, 300 metri è guardo il Garmin. Rabbia. Vedo quello che non mi aspetto: il simbolo del nuoto! Ma come è possibile??? Stesso errore del Lonaba Cross Duathlon, ma questa volta con un aggravante, ero cioè sicuro di aver controllato e impostato il profilo corretto. Quindi? Quindi nulla, dentro di me volano parolacce e nel frattempo chiudo l’attività, la elimino, cerco quella corretta e l’avvio. Tutto questo in gara… bene ma non benissimo!

Il primo km è sofferenza allo stato puro. Il fiato fatica a rompersi e gli avvallamenti del terreno rendono tutto più complicato. Sono al secondo km. Ora sento che va meglio. Cerco di spingere un po’ di più ed in effetti vedo che comincio a superare atleti. Terzo km già penso alla bici. Il percorso non l’ho provato ma dovrebbe essere quello dello scorso anno.

Zona cambio, sfilo le scarpe, metto il casco, metto le scarpe MTB. Tutto abbastanza bene, quasi senza la solita goffaggine. Salgo in bici, prime pedalate, sì, ricordo bene il percorso. Sono in discesa (facile) e so che c’è un passaggio ad imbuto alla fine, dove, essendoci troppe persone, si forma la cosa come nella “vicina” tangenziale di Milano. E forse, proprio come accade nelle strade, assisto ad una scena a dir poco allucinante. Siamo in discesa, come dicevo, qualcuno frena rallentando (magari non conoscono bene il percorso, oppure non hanno dimestichezza col mezzo). In quel momento arriva il fenomeno: scarta tutti sulla sinistra, passa me e un altro atleta e si trova una pianta davanti, o un sasso più grosso degli altri per terra. Non capisco bene cosa succede ma lo vedo letteralmente volare diversi metri più avanti, finché non cade picchiando spalla sinistra, braccio e faccia a terra. Sono sgomento. La posizione per cui “stavamo lottando” è tipo oltre la centesima. “Ma che cazzo fai? Ma perché? Ma il senso di quel gesto?”. I miei pensieri, nell’ordine. Mi prende uno strano stato di rabbia, vedo il suo volto a terra impaurito. Un secondo, forse, mi basta per capire che tutto sommato è atterrato sul morbido. Rallento, lo guardo in faccia e mi esce un “certo che anche tu…”. Il signore in questione, penso sia più vecchio di me, non dice nulla, forse impreca qualcosa. Decido che non ha senso fermarsi, in fondo sono sicuro che è vivo e davvero, se l’è voluta. Proseguo, pochi metri e come previsto ecco la fila prima dell’imbuto. Mi fermo, scendo e con calma passo. Faccio un pezzo della salita seguente e risalgo. Il percorso in bici è come me lo ricordavo, nervoso, continui sali e scendi (400m di dislivello alla fine dei due giri). Quest’anno però sono più preparato. Il corso di MTB, il reggisella telescopico che uso nelle piccole e (poco) tecniche discese mi dà sicurezza. Mi sto divertendo anche se sento che non sto spingendo al massimo. Fatto il primo giro provo a spingere di più nel secondo. Ed eccoli… principio di crampi nei muscoli sopra il ginocchio. Eh sì, manca allenamento e si vede. Cerco di gestire, pedalo con più frequenza alleggerendo la spinta. Sono quasi alla fine del secondo giro, entro in zona cambio e mi viene un sorriso. Ci sono tante, troppe, bici già “parcheggiate”. Diciamo che non sono tra i primi…

Riprendo a correre, leggero e attento a non farmi venire i crampi. Ormai è tutto chiaro, ha senso dare il massimo e arrivare oltre il limite? No. così il km e mezzo finale vola via. All’arrivo il mitico Daddo legge il mio nome, mi saluta e io tiro fuori la lingua, come per dire “che fatica”. Il fotografo prende quel momento.

1h e 26 minuti. Due più del 2022, dove avevo fatto una corsa più veloce, ma una bici praticamente uguale, quasi al secondo. Va bene? Sì va bene. Perché mi sono divertito e perché l’adrenalina della gara è bella. Prendo velocemente la bici, la metto in macchina e a mezzogiorno e un quarto sono già a casa. Pronto a sentire i disastri combinati dal Piccolo in mattinata (non pochi a quanto mi dice il Fotografo 🙂).

La mia gara su Garmin.

Le foto messe a disposizione gratuitamente (bravi organizzatori! tra l’altro bella anche la fascia della FITRI nel pacco gara).  Altre foto da Gabriella, spesso fotografa per il Propatria. Grazie!

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